Il Taipei Cycling Show 2019, tenutosi dal 27 al 30 marzo, a soli cinque mesi di distanza dall’edizione 2018, ha celebrato in pompa magna il ritorno della grande industria ciclistica sulle terre dell’Isola di Formosa.
Dopo essere stato infatti per anni il paese leader nella produzione di bici e componenti ciclistici, la Repubblica di Cina (Taiwan è l’isola in cui i nazionalisti cinesi spostarono la sede del governo in seguito alla Rivoluzione socialista, e da allora continua ad attribuirsi la sovranità sulla Cina continentale, fattore che ha dato vita ad un conflitto diplomatico con la Repubblica Popolare Cinese che ancora continua) è recentemente incorsa in un forte rallentamento della propria economia, con un impatto particolarmente duro sull’industria delle due ruote. I dati mostrano chiaramente come dal 2015 al 2017 il settore delle esportazioni ciclistiche sia diminuito addirittura del 25%.
Il 2018 ha mostrato invece una netta inversione di tendenza, con un incremento di addirittura il 15% rispetto all’anno precedente. Questo ritorno in forma per il gigante asiatico della bici è figlio di numerosi fattori: dalla riallocazione delle risorse alla politica internazionale.
Se la crisi del 2015 aveva messo in evidenza dei limiti tecnologici, di produzione e una sempre maggiore difficoltà a stare al passo coi tempi, dal 2018 il governo taiwanese ha deciso di investire maggiormente nella ricerca e nel settore dell’elettronica, mettendo da parte le MTB, che erano state la forza propulsiva dell’industria del ciclo nei decenni precedenti, e concentrandosi invece sul trend del momento, ossia l’E-Bike.
L’inarrestabile crescita del settore delle bici a pedalata assistita in Europa (in Germania e Paesi Bassi sono ormai la prima voce nelle vendite di biciclette) ha aperto nuovi scenari di sviluppo per i produttori taiwanesi. La riconversione dell’industria è stata rapida e fin da subito ha mostrato i suoi frutti; resta comunque il fatto che l’investimento nel settore delle E-Bikes da solo non poteva segnare un recupero così mozzafiato per la bici taiwanese. Oltre a questo, infatti, vi è un altro fattore chiave che ha permesso i recenti sviluppi: la guerra dei dazi tra Cina e USA (ed Unione Europea).
I dazi imposti alla RPC dal governo a stelle e strisce hanno fatto sì che le esportazioni verso i maggiori mercati delle due ruote (appunto UE e USA) siano diventati sempre più dispendiosi per le multinazionali operanti in Cina. Taiwan ha approfittato di questi mutamenti internazionali incentivando il “rientro in patria” dei colossi con larghe dosi di sussidi e agevolazioni fiscali. Ad oggi sono molte le aziende tornate a Taipei, tra cui spicca, su tutte, Giant, il cui ritorno è stato annunciato in grande stile nella cerimonia d’apertura del Taipei Show dal sottosegretario agli affari economici Tseng Wen Sheng. Altri giganti come Merida ed SR Suntour hanno invece preferito il Vietnam all’isola del Mare Cinese.
Come prevedibile, l’expo si è concentrata quasi esclusivamente sull’E-Bike, settore in costante crescita, preannunciando anche diversi trend per il futuro, tra cui un probabile, ulteriore, aumento dei prezzi dovuto alla progettazione di batterie sempre più integrate e quindi telai sempre più complessi.
Staremo a vedere nel corso dell’anno se la crescita taiwanese sia stato un semplice fuoco di paglia, oppure se l’isola è tornata ad essere stabilmente la patria della produzione ciclistica.